La festa dei santi è la festa del nostro destino, la festa della nostra vocazione. È la festa della fedeltà di Dio per noi e della nostra a Dio. Santi sono coloro che si sono lasciati afferrare pienamente dal Cristo, tanto da potere affermare con san Paolo «non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me» (Gal 2,20). Ecco allora che il libro dell’Apocalisse ci parla di una moltitudine immensa di mamme, papà, preti, suore, uomini e donne di buona volontà che hanno vissuto integralmente e nascostamente sull’esempio di Gesù: poveri in spirito, operatori di pace, puri di cuore, ecc. Sono i santi “della porta accanto”, quelli della vita ordinaria e non degli altari. La vera santità infatti è cosa di tutti i giorni, è rendere straordinario l’ordinario nell’amore donato, senza “se” senza “ma”. Santità è la grazia di fare le cose più umili nel segno dell’eternità.
A Dio Padre, che ci ha creati, a Cristo Gesù, che ci ha redenti, e allo Spirito Santo, che abita nei nostri cuori, va il nostro amore e l'obbedienza ai Suoi comandamenti, affinché tutto sia compiuto per la Sua gloria e la salvezza e santificazione dei nostri fratelli.
Un gruppo di pellegrini che passerà dall'Abbazia alla fine del mese ha chiesto che nel libretto che accompagnerà le loro preghiere lungo il cammino fosse inserito anche un pensiero dei monaci. Questo il testo che abbiamo fatto loro pervenire.
Accostandoti al monastero ed entrando nella sua chiesa, dove in certe ore del giorno è possibile assistere alla preghiera corale della comunità monastica, ti sarai forse chiesto: Chi sono i monaci? Che cosa fanno? Come vivono? Sono gli stessi monaci che vogliono offrire, assieme al loro cordiale saluto, una breve risposta ai tuoi interrogativi.