L’Avvento è tempo propizio per accogliere Gesù nelle nostre vite. Della sua venuta, più di duemila anni fa, facciamo memoria nella liturgia, celebrando e rivivendo questo avvenimento; ma la sua presenza salvifica si attualizza ogni giorno per i cristiani, che attendono il suo glorioso ritorno alla fine dei tempi. Questo tempo liturgico ci invita, dunque, all’attesa, alla conversione e alla speranza.
Ancora non molti anni fa, genitori e nonni erano soliti, in questi giorni, invitare i bambini, in trepidante attesa delle feste natalizie e dei doni ad esse legati, a fare qualche “fioretto”, qualche rinuncia, che rappresentasse il dono che essi avrebbero preparato per Gesù Bambino. In questo modo li si invitava a riflettere sul fatto che non erano solamente loro in attesa di ricevere dei doni, ma erano chiamati anche a prepararne e, si sa, il dono è segno dell’amore, ma l’amore è sempre unito alla dimenticanza di sé e al sacrificio.
Forse questa idea del “fioretto per Gesù Bambino” non si adatta più ai nostri tempi, troppo disincantati e ormai disancorati da un solido contesto culturale cristianamente denotato. Tuttavia pensare al “dono per Gesù Bambino” può aiutare a prepararci spiritualmente al Natale. Per dare ad esso un fondamento biblico, possiamo pensare ai doni che, secondo il Vangelo, Gesù ricevette dal lontano oriente: l’oro per il Re, l’incenso per il Dio, la mirra per l’uomo mortale (cf. Mt 2,11).
Impegniamoci a preparare, nelle scorrere delle giornate, questi tre doni: l’oro sia la nostra capacità di vivere alla presenza di Dio, contemplando la realtà con il suo sguardo di amore paterno e provvidente; l’incenso sia la lode per le meraviglie che egli compie nella nostra vita e in tutto il creato; la mirra sia l’offerta delle piccole e grandi contrarietà (fisiche, relazionali e spirituali), che inevitabilmente attraversano il nostro quotidiano. Riappropriamoci di quello sguardo infantile che autorizzava i nostri cari ad invitare a preparare qualche dono per Gesù Bambino: «se non ritornerete come bambini non entrerete nel regno dei cieli» (cf. Mt 18,4).