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Ed. LA SCALA
mapMessa Concelebrata
Domenica ore 10:30

Nella notte dell'ultimo dell'anno, l’uomo ve­glia in festa, per essere presente a quell’im­palpabile passaggio dal “vecchio” al “nuo­vo”, per tro­varsi, desto, su quell’invisibile crinale tra un secondo e l’altro, come attra­versando una soglia. Anche se la fine dell'anno è il semplice pas­saggio di testimone tra due dei 365 (o 366) giorni che compongono il Calendario Gre­goriano (e che, per convenzione, costituis­cono la fine di un’unità – l’anno – e l’inizio del computo di una nuova unità), rimane pur vero che in questa notte l’uomo veglia e festeggia, perché il celebrare è una di­mensione costitutiva dell’essere umano, che lo radica nel suo pas­sato e lo apre ad una dimensione del tempo che travalica e “santifica” il piatto scorrere dei giorni. Ne sono ben consce le religioni, che nei ritmi del tempo innestano la cele­brazione di quanto il tempo trascende: esorcizzando il tempo informe e privo di signi­ficato, santificandolo e aprendolo all’eterno.

Anche noi cristiani, come tutti, scambiandoci gli auguri, auspichiamo ai nostri cari benessere, denaro, salute, affetto… Tutti viviamo nella speranza in un “di più” e di un “meglio che deve venire”, ma è fondamentale dare un’anima a questa speranza, non imprigionarla nella semplice soddisfazione dei bisogni materiali, seppure importanti. Non la fortuna o una buona sorte, in primo luogo, ci si dovrebbe augurare l’un l’al­tro all’inizio dell’anno nuovo, ma la Provvidenza di Dio, che ci si presenta sotto for­ma di una benedizione che promette una vita piena e riuscita, autenticamente feli­ce. Un evento di grazia, cioè, che ci assicura la Sua benevolenza e la Sua misericordia: una benedizione che non promette denaro o successo, ma piuttosto gioia del cuore e pace interiore, nella certezza di essere custoditi e protetti da Dio.
Si dovrebbe sperare, dunque, prima di tutto di riempire il cuore di sere­nità, di altrui­smo, di solidarietà e, non di meno, di un maggiore respiro di trascenden­za. Sperare che Dio prenda finalmente nella nostra vita il posto che gli spetta. Sia questo l’auspi­cio che formuliamo per il nuovo anno, sia questo l’unico proposito che continuamen­te rinnoviamo: saper guardare da redenti al nostro quotidiano, scru­tando, con gli occhi purificati che Cristo ci dona, le cose e le persone che incrociamo sul nostro cammino, generosi nel dare e, perciò, fatti in ogni cosa veri uomini e donne di contemplazione e di desiderio.
Buon anno dalla comunità monastica di Noci!

Sul nostro Monastero

Accostandoti al monastero ed entrando nella sua chiesa, dove in certe ore del giorno è possibile assistere alla preghiera corale della comunità monastica, ti sarai forse chiesto: Chi sono i monaci? Che cosa fanno? Come vivono? Sono gli stessi monaci che vogliono offrire, assieme al loro cordiale saluto, una breve risposta ai tuoi interrogativi.

madonna della scala e ges bambino