L'ascensione di Cristo, narrata in Luca 24,50-53 e Atti 1,6-11, porta a conclusione l'esistenza terrena di Gesù e segna l'entrata definitiva dell'umanità di Gesù nel dominio celeste di Dio, celato agli occhi degli uomini.
L'ascensione non è un fenomeno nell'ordine dei sensi, ma ci immerge nel mistero di Dio, sottolineando l'esaltazione di Cristo (un altro modo per parlare della sua risurrezione dai morti) e il suo ingresso nella gloria alla destra di Dio.
Se Cristo è costituito “Signore”, inizia per i discepoli il tempo della testimonianza sostenuta dalla forza dello Spirito, ma anche il tempo dell'attesa escatologica, nella certezza che Cristo ha già vinto la morte e ha già riconciliato il mondo con il Padre.
La Pasqua e l'ascensione devono portarci a uno sguardo contemplativo su tutta la storia e la vita degli uomini, ma in particolare sulla nostra vita, per comprendere sempre meglio come il Signore ha tessuto i fili, spesso intricati, delle nostre vicende, rendendo possibili svolte a volte imprevedibili, ma che nella mente e nel cuore di Dio erano già da sempre contemplate.
L'ascensione ci invita a:
- GUARDARE IN ALTO, dove Cristo siede alla destra del Padre;
- GUARDARE AVANTI con fiducia al nostro futuro: Cristo ha vinto la morte e ci ha riaperto le porte del Cielo;
- GUARDARE AGLI ALTRI sospinti dalla forza del perdono ricevuto e ridonato (“rimetti a noi i nostri debiti, come noi li rimettiamo ai nostri debitori”);
- GUARDARE LONTANO perché ogni vita ha come meta la gioia del Paradiso.