«Quali sono le tue strategie quotidiane per progredire ogni giorno nella tua ascensione verso Dio?» ci domandavamo in una precedente meditazione. Essendo l'ascesi allenamento, certamente essa prevede sempre uno sforzo da parte dell'uomo. Ma l’ascesi cristiana non è un movimento individualistico di autoperfezionamento: essa presuppone il desiderio di aprirsi all'opera dello Spirito in noi, affinché il Signore possa plasmare in noi l'uomo nuovo, a immagine dell'umanità redenta che egli ha portato nel seno della Trinità con la sua Incarnazione e Ascensione.
Indissolubile è il rapporto tra grazia e ascesi cristiana.
Il cristiano è e rimane discepolo, e questo sforzo “agonistico” di spoliazione e autenticità è un movimento di conformazione al Signore Gesù, in tutti gli aspetti della nostra vita: dalle grandi scelte all'ordinarietà del quotidiano.
Ascesi è acconsentire a essere se stessi per la grazia di un Altro che ha nome Dio.
Quanto l'ascesi dovrebbe riguardare ogni aspetto della nostra quotidiana vita spirituale ce lo ricorda anche un detto dei Padri del Deserto:
Abba Pambo, sceso ad Alessandria d'Egitto dal suo eremo nel deserto, vede una prostituta e scoppia in lacrime: «“Due cose mi hanno turbato: la prima, la perdita di costei; la seconda, che io non metta tanto zelo nel piacere a Dio quanto ne impiega costei per piacere a uomini depravati”».