“Oblato” deriva dal latino “oblatus” e letteralmente significa “offerto”. Il termine, già utilizzato nella Bibbia (cf. Lv 6,7-16; Sir 35,1-8; Eb 9,28), è ripreso da san Benedetto al capitolo 59 della Regola.
L’oblato è un battezzato (uomo o donna; celibe o sposato; sacerdote diocesano) che, nella sua ricerca di Dio, attratto dal clima spirituale del chiostro, si sente spiritualmente legato a un particolare monastero. Percependo che la frequentazione del monastero e della comunità che lo abita possa essere un valido aiuto per orientarsi nel proprio cammino di fede, decide d’instaurare con esso un rapporto spirituale “ufficiale” (chiamato oblazione o affiliazione). Essere oblato benedettino significa, dunque, vivere uno stile di vita evangelico nella ferialità della propria vita nel mondo, in legame vitale con una comunità monastica, che ne cura la formazione spirituale, incoraggiandolo ad approfondire il dono della consacrazione battesimale e l’appello universale alla santità.
Se il cammino della santità è un cammino di avvicinamento a Dio, l’oblato scopre che la Regola, grazie alla saggezza circa l'umano vivere condensata in secoli di storia, può ispirare anche la vita di un laico, dando un valore aggiunto a tutte le attività svolte nel mondo. Così, progressivamente, l’oblato scopre i tesori dell'arte spirituale: il contatto vivo e vivificante con la Parola di Dio; il gusto per la preghiera; la ricerca della pace interiore; la realizzazione personale in attività svolte con attenzione e coscienza; l'apprendistato delle relazioni umane vissute alla luce dell'Amore; la gioia del dono di sé nel prendersi cura delle necessità altrui.
Ciascuna comunità esprime la propria fecondità spirituale anche incoraggiando l'associazione al monastero di oblati e la loro cura pastorale diventa, per il monastero, occasione di irradiazione del carisma benedettino nel mondo: carisma essenzialmente contemplativo, ma che non estranea il monastero dalla compagine ecclesiale e anche civile. Monaci e oblati, desiderosi di vivere in modo cosciente e proficuo la vita nuova germinata nel battesimo, sperimentano come la Regola possa divenire prezioso strumento per vivere appieno la propria figliolanza divina, ponendosi come modello anche in un epoca, come la nostra, di rapidi trapassi e repentini cambiamenti.
Il gruppo degli oblati di un monastero è retto da statuti propri, tenendo anche conto di norme più generali approvate dalla Chiesa. Normalmente l’Abate affida la cura degli oblati ad un monaco da lui designato (Assistente).
Gli oblati secolari italiani, come anche quelli di altri stati (es. Francia e Belgio), sono organizzati anche a livello nazionale. Si radunano in Convegno nazionale ogni tre anni, ove nominano anche un Consiglio Direttivo Nazionale, che è un organismo di collegamento tra i singoli gruppi. Il Consiglio è composto dall’Assistente Nazionale con due Vice-Assistenti, nominati dagli Organismi intermonastici benedettini nazionali, e da nove consiglieri laici, eletti in rappresentanza delle tre aree geografiche in cui è suddiviso il territorio italiano (nord, centro e sud).